Cari amici del Centro culturale,
Da quasi due mesi il Coronavirus è entrato nella nostra vita quotidiana. Fulmineo, imprevedibile nei suoi sviluppi in una dimensione planetaria, ci ha costretti a condizioni di vita che mai avremmo immaginato e ci ha riempito gli occhi e il cuore della sofferenza di tante persone. Per noi del Centro ciò ha significato l’annullamento di iniziative già in fase di realizzazione e non siamo certi di quanto la nostra attività pubblica potrà riprendere. Siamo però certi di una cosa: non possiamo vivere l’interruzione delle nostre attività come una semplice rinuncia, una parentesi da cui si spera – giustamente – di uscire al più presto. Nel nostro dialogo, che non si è interrotto, è emersa la consapevolezza che questo è un momento che ci invita ad andare più a fondo delle ragioni del nostro vivere, della nostra speranza e anche del nostro impegno culturale. Come diceva Václav Havel “La speranza non è per nulla uguale all’ottimismo. Non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso, indipendentemente da come andrà a finire”. L’esperienza della fragilità, il sentimento così umano della paura per sé e per gli altri – il vero coraggio non è spavalderia un po’ cinica – ci fanno percepire ancor di più il mistero della vita umana, la sua vera grandezza, così spesso ignorata, e il bisogno di senso e di risposte al vivere e al morire. Grandezza della vita e bisogno di senso che si vedono espresse in tante manifestazioni di impegno, talvolta fino allo sfinimento, di solidarietà, di ritrovata responsabilità personale e sociale. Per noi far cultura non ha mai significato produrre eventi per riempire, anche nel senso migliore del termine, gli spazi riservati nella vita al bisogno di conoscenza e di esperienze estetiche. È sempre stato l’umile tentativo di comunicare la nostra ricerca di ciò che è vero, buono, bello, nel confronto con gli esempi del passato e del presente nei più diversi ambiti. Un bisogno vitale e non accessorio. La situazione attuale, così carica di incertezze e di sfide per il presente e il futuro, rende ancor più urgente questo impegno. Non sapendo quando potremo riprendere con le iniziative pubbliche, vorremmo aprire nuovi canali di incontro e di dialogo utilizzando i mezzi di comunicazione di cui disponiamo. Con viva gratitudine per la vostra fedeltà nel seguire le nostre attività, un cordiale saluto.
La redazione del Centro culturale della Svizzera italiana